giovedì 30 ottobre 2014

COMPLIMENTI ALLA MAMMA!



Ieri sera sono andata a correre. Era la seconda volta che lo facevo dopo tantissimo tempo. Vivendo in centro avevo l’alibi che la salubrità di una corsetta sarebbe stata annullata dalla quantità di gas di scarico che avrei respirato in quella mezzora. Poi ho scoperto un parco vicino a casa. Non molto grande, uno di quei classici parchi con due giostrine e un piccolo spiazzo per fare correre il cane. Ho pensato che sarebbe stato perfetto per la mia scarsa resistenza iniziale. Il fatto però è che non ci ero mai stata. Non sapevo com’era, chi lo frequentava e come sarebbe stato una volta che si fosse fatta sera. Sarei andata a correre dopo il lavoro, per cui non prima delle 19. Per cui sarebbe stato buio. 
La mia prima corsa è stata dunque per le vie del centro, evitando quelle più trafficate. Mi sono sentita comunque una donna più sana e atletica. Uno dei giorni successivi passando vicino al parco con il mio ragazzo ho approfittato per chiedergli se mi accompagnava a fare un controllo della situazione. Chi c’era, com’era. In realtà era proprio uno di quei parchi con le giostrine, i cani e qualcuno che correva. 
Ieri ci sono andata per la prima volta, era buio ma c’erano tanti cani e tanti padroni di cani e qualche studente di ingegneria che tornava verso casa. In una panchina stava uno tipo da solo, in mano aveva una birra in lattina. Prima di passarci davanti per la prima volta, ho guardato se c’erano strade alternative e quando sono passata ho tolto le cuffie per sentire se faceva qualche commento. Non credo di essere particolarmente avvenente mentre corro, ma non si sa mai. Appunto, non si sa mai. 
Sono una ragazza (donna?) che non definirei ansiosa – o almeno, non per queste cose – che non si è mai fatta problemi a passeggiare da sola o a tornare a casa sola la sera. Un’unica volta, quando a vent’anni ho fatto la modella (o forse sarebbe meglio dire cavia) per quelle esibizioni dei saloni dei parrucchieri, sono uscita di casa con un martello nello zaino. Era sera e l’appuntamento era in una zona poco raccomandabile. 
A parte questo curioso episodio – come avrei tirato fuori il martello dallo zaino non l’avevo ben calcolato – non ho mai portato con me spray al peperoncino e non ho mai fatto squilli agli amici quando varcavo il portone di casa. Nonostante questo se so che alle tre di notte devo tornare a casa a piedi da sola inconsciamente evito la gonna e se vedo un capannello di maschi, giorno o notte che sia, inconsciamente mi chiedo se non sia meglio evitarlo, o perlomeno non passarci troppo vicino. 
Un complimento fa sempre piacere, anche detto da un disgraziato, mica solo da George Clooney? E certe volte, magari, appena uscite dal parrucchiere, finiremo per apprezzare che qualcuno noti il nostro nuovo bob ben sfilato, visto che George Clooney è fuori città. Ma una donna questi conti li fa sempre, anche se nessuno glielo ha insegnato. Ce lo hanno insegnato le mille volte in cui è accaduto. Nessuno ci (mi) ha mai detto vedrai che quando ti cresceranno un po' le tette gli uomini inizieranno a voltarsi e tu ti ci dovrai abituare. Entrare da sola in un locale e sentire gli sguardi addosso, passeggiare e notare che qualcuno si gira. Voler andare a correre e non poterlo fare dove converrebbe andare, senza pensarci. I fischi sono scesi un attimo in graduatoria, forse perché figli di un genere di uomo ormai poco diffuso. E no, non voglio salutarti e no, non voglio dirti grazie perché mi dici complimenti alla mamma o, per i più raffinati, che polmoni. E queste, tutte, sono delle colossali rotture di palle. Non solo se uno ti segue, anche se uno si volta. Vien da pensare che si girino spesso, visto che non sono un esattamente la sosia di Victoria Silvstedt. È difficile fregarsene, al di là della questione di principio. È difficile tirare dritto a testa alta e non accusare il colpo, mai. Sono tutte delle colossali rotture di palle che sono riuscite a farci ragionare inconsciamente nell’intento di evitarle. Io ho deciso di fregarmene. Non so se è un caso (o sono paragnosta, dato il video chehafattoilgirodelweb), ma da un po’ ho deciso di passare dove inconsciamente mi consiglierei di no. Niente di giovannadarchesco, ma cerco di non fare il solito gioco. Anche questa è una piccola lotta personale. Non so come andrà a finire, ma trovo giusto così. I video di denuncia rimangono virtuali, le pratiche no. E insegnatelo, ai vostri figli, che non si fissano le persone.

Ps
Per chi non lo avesse visto, il video all'inizio del post è stato girato a New York, commissionato da un'associazione che combatte le violenze di genere. Il video è una forma di riassunto di quello che è accaduto all'attrice durante le ore in cui ha camminato in silenzio, di giorno e con degli abiti "poco provocanti". Oggi lei, insieme alla creatrice del video, ha ricevuto numerose minacce di stupro. Inoltre, com'è ormai d'uso, si sono alzate mille polemiche riguardo alla sostanziale differenza tra salutare o complimentarsi con qualche sconosciuta per strada e seguirla o chiederle il numero di telefono. E se la pensate così, se fate le differenze tra un complimento e un accostamento, siete degli stronzi. Pensate che quella tipa, io, la vostra ragazza, vostra sorella, sta solo camminando per i dannatissimi fatti suoi, come spesso fate anche voi. Per farvi capire, una un po' sociopatica o la giornalista del New York Magazine Jessica Roy la potrebbe prendere così: «Let this be a potent reminder of why you should never leave your apartment».

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