mercoledì 27 gennaio 2010

WANNABEES

“Ora in poi concludo l'esistenza nel mio angolo, stuzzicandomi con la rabbiosa e del tutto inutile consolazione che una persona intelligente non può nemmeno diventare seriamente qualcosa, ma diventa qualcosa solo chi è stupido”.
F. M. Dostoevskij



A quelli quadrati bisogna stringergli la mano. A quelli che sanno scrivere qualcosa di definito nella casella interessi. A quelli che sanno cosa vogliono fare da grandi. A quelli che sono grandi e sanno cosa stanno facendo. A quelli che stanno da una parte, ed è quella lì, e ne conoscono le stanze e sanno cosa c'è dietro la porta. A quelli che aspettano il disco nuovo di Vasco e se lo sparano a manetta nell'autoradio e dicono che è bellissimo. A quelli che vanno in libreria col foglietto con su scritto il titolo del libro appena uscito di Paolo Coelho, che lo leggono ma non fanno l'orecchietta sulle pagine e aaah Coelho. A quelli che capiscono la vita grazie al copioso succitato. A quelli che guardano gli stessi occhi per tutta la vita. A quelli che quando dicono no è no. E a quelli che quando dicono sì è sì.
Sono bluff. Sono coloro che non si voltano. Sono quelle persone facili che non hanno dubbi mai.
Ma un giorno, soltanto per una volta, vorrei essere uno di loro. Potrei usare la stessa bacchetta magica con cui Brunetta vuole mandar fuori i diciottenni da casa, che magari funziona pure per queste cose. E sarebbe un giorno in cui riuscirei a riempire i formulari sui miei interessi. Ne metterei quattro-cinque e bona. Scriverei di getto perché la Vostra mirabilissima azienda deve tenere conto della mia candidatura con caratteri che trasudano convinzione fanatica. Scoprirei cosa vorrei fare da grande e cosa c'è dietro quella maledetta porta. Non ascolterei il disco di Vasco, e quindi non direi che è bellissimo, ma magari ascolterei un qualsiasi secondo disco di un qualsiasi gruppo che mi piace e non farei la faccia storta. Magari leggerei pure Coelho e scoprirei che dentro i suoi libri sono davvero annidate un sacco di perle di saggezza.
Ma sono qui. E nel giardino c'è un sacco di tanacchi che si sta rovinando e la stagione non aiuta di certo. E se va avanti così mi sa che si dovrà far portare via tutto. E si deve fare pace con sé stessi, si deve scegliere quale parte di mondo occupare e metter giù un po' di roba, che non si può star sempre pronti con la valigia in mano. Che poi non si va da nessuna parte, che la pioggia è dentro e non te ne accorgi che te la porti sempre dietro. E sorridere, andando incontro a questo vento appuntito, sembra sempre più difficile.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"che non si può star sempre pronti con la valigia in mano. Che poi non si va da nessuna parte, che la pioggia è dentro e non te ne accorgi che te la porti sempre dietro"... e lo sto capendo solo ora, che fuori finalmente c'è il sole, e sabato parto, per poi ripartire, e scappare. Già.
Mi sa che torno, qui c'è una bella brezza!

astrusa ha detto...

ah come ti capissssco.
nel mio dubbio ci sguazzo.
dai che il vento appuntito ci asciuga dalla pioggia!