venerdì 3 aprile 2009

APPUNTI DI VIAGGIO

Bonjour! Je voudrais des foulards. Deux o trois? No, quatre!
Ecco. Mi sembrano evidenti i miei progressi nella lingua... volevo pure scrivere tutto il post in francese, è che son venuta incontro alle vostre capacità mentali...
Pensavo di scrivere mille post su Parigi, su questa città, ma come sempre i miei buoni propositi se ne vanno con i giorni che passano. Perchè è come con le foto, che ho preso la macchina fotografica per immortalare i momenti e poterli ricordare. Ma anche lì i buoni propositi sono un poco svaniti. Non che non ne abbia fatte, di foto, ma quello che conta è riempirsi gli occhi e riempirsi il cuore. Che anche così le cose rimangono, che non servono necessariamente pezzi di carta o dei pixel per ricordare questo mese nella ville lumière.
Nonostante il tempo che passa e le persone che rendono questo mese ancora più bello, si continua a passeggiare da soli, a guardare le cose e le persone con l'IPod in tasca, per dare una colonna sonora ai movimenti. Che poi non è vero che i buoni propositi si sono accantonati. Almeno non del tutto. Per esempio ho continuato a fare palestra. Una volta, ma ci sono andata, a correre. A fare affondi nel Jardin du Luxembourg, che poi per quattro giorni camminavo come una paraplegica. E lì ho capito che potevo accantonare l'attività fisica per un po'. Mica per altro, qui si percorrono chilometri, per cui ci si tiene in forma comunque.
E la gente qui sembra ancora felice, dà da mangiare ai piccioni, e i piccioni ringraziano, e sembrano davvero obesi. Che anche chi vive per strada non sembra avere quelle facce distrutte, cioè distrutti magari lo sono, però bevono vino in bottiglia e non in cartone e per qualche moneta un bel sorriso sdentato te lo sfoggiano. Ed è pieno di fiorerie, di colori, di profumi, di bambini, di donne, di uomini, di vecchi che passeggiano con i loro mazzi di tulipani e di ranuncoli e di rose e di quello che volete, ad aggiungere macchie di colore a una città già bella, già colorata. Gli impressionisti non hanno mica inventato niente, in fin dei conti.
I ritmi si allentano. Non si pranza all'ora di pranzo e non si pranza, non si cena all'ora di cena e non si cena. Si prende una baguette e si mangia a morsi, poco alla volta, e basta così. Ma si beve. Beaucoup. Che gli happy hour in Bastille ti fanno provare mix azzardati. Che non occorre avere i piedi nella sabbia per bere mohito. Che Lorena ti propone il cocktail del suo compleanno -che ha avuto un successone- fragole e vodka dry. Punto. E realizzi quando le gambe sono meno ancorate del solito al terreno che non sei a casuccia tua, che attorno non hai i volti conosciuti, che nessuno prenderà la sua voiture per portarti fin sotto casa. O anche fin sopra, davanti il portone. No. Sei a casa di Enrico e della sua ragazza parisienne che per ovvi motivi non ricordi il nome, che sei a cento metri dalla Tour Eiffel -per carità panorama mozzafiato- che ci sono dei volti attorno, ma non li hai mai visti e poi così di primo acchito non è che li distingui più di tanto, e parlano inspiegabilmente piano. Pianissimo. E devi camminare. Fino la fermata della metro. Concentrarti su quale linea prendere. Su quale direzione prendere. Su quale fermata scendere. Forte. La mamma gatta ha colpito ancora.
Non è possibile che in quasi un mese di permanenza io ricordi ancora ogni singola cosa che ho comprato. Cioè, voglio dire, a parte ovvi problemi di logistica, lo shopping non lo consideravo un problema. Giustamente. E invece? Invece vagare per Parigi e non innamorarmi di niente (di niente ho detto) o quasi. Poi lo so anche io che se vado da Chanel mi innamoro. Ma quello è un amore impossibile. Molto di moda di questi tempi. E quindi niente. Poche cose. Magari faccio l'ultima tirata nell'ultima settimana. Quando tutto sembrerà più bello. Piccola parentesi. Piccolo sassolino nella scarpa, per riciclare rubriche di indubbio successo. Vorrei tanto sapere cosa ci trova il mondo in American Apparel. Gente che mi ferma per strada per chiedermi dove si trovi. Io do, ovviamente, chiare e precise indicazioni, e a mia volta mi addentro in questo mondo così cool. Così pare. Ma ecco comparire di gitto body alla Jane Fonda per un'aerobica sgambata e casalinga. Fuseaux, che quelli non sono leggings, sono fuseaux, di acetato di colori tipo fuxia, oro o a cornicette shocking. K-way mastodontici del più classico e smarzo dei nylon. Anch'essi di colori improponibili. Il tutto a prezzi assurdi, se si considera che il carnevale viene una volta l'anno e la festa anni '80 pure.

E lo champagne ha troppe bollicine.
E ho fatto troppa pasta al forno.
E il codice dell'appartamento è 1407.
E non bastano due occhi per tutto questo.
E non occorre sapere sempre dove si è per essere felici.

2 commenti:

cla ha detto...

..continua a riempirti gli occhi...

Teresa Bellemo ha detto...

per tutti quelli che si chiedevano cosa c'è di strano nel codice, è la data della presa della Bastiglia...
tutti... o forse la sara...