lunedì 20 settembre 2010

METATURBE

Stanotte mentre in silenzio mi muovevo per la casa ho capito una cosa. Di quelle che ti colgono all'improvviso, incroci azzeccati e subitanei tra neuroni e sinapsi. Un regalo di compleanno che il mio cervello ha deciso di farmi. Sono arrivata al nodo cruciale che porta ad essere tristi nei ménages, ma non solo in quelli. Perlomeno uno dei nodi, visto che ce ne sono più che in una testa di un rasta. Però sto nodo è bello grosso, almeno nella mia testa. Per rendere meglio l'epifania di ieri notte farò un esempio, dato che a me gli esempi piacciono parecchio. Prenderò il film Il Favoloso mondo di Amélie. A partire dall'ora e 44 minuti e 20 secondi c'è la summa del nodo. Amélie è triste, tanto triste che se ne frega delle turbe degli altri e decide di curarsi per un po' soltanto la sua. Nel mentre si mette a fare il pasticcio di verze. - Io non ho idea di come possa essere il pasticcio di verze, ma pare dai commenti che sia superbo, perlomeno il suo-. Si accorge di aver finito il lievito. Ergo, diventa ancora più triste. A quel punto inizia a immaginare sorridendo il film nel film: mentre piove, Nino, il cercatore di fototessere, di sua iniziativa sfida la pioggia, compera del lievito e glielo porta. Poi il film nel film finisce e si vede che Nino arriva davvero, senza lievito, ma il nocciolo della questione è il film nel film. Questo è uno dei punti della pellicola in cui le mie lacrime scendono più copiose. In questa sequenza si riassumono tutti i film nei film che assieme danno vita all'arma di distruzione di massa del “come dovrebbe essere”: il mondo parallelo dove gli altri fanno esattamente quello che nella nostra testa ci siamo prefigurati che facessero. Questo mondo parallelo non fa altro che deludere continuamente migliaia e migliaia di esseri umani, soprattutto di sesso femminile. Causa di infiniti micro traumi e tristezze varie. Provoca sguardi affranti in tutti quelli che vedono e subiscono tali delusioni, che non ne capiscono il motivo e si guardano intorno spaesati. Tutto perché loro non hanno visto il film.

Ecco, stanotte ho capito questo. La soluzione dovrebbe essere smettere di ideare film nei film, seppur avvincenti, non cercare periodicamente asilo politico nel mondo parallelo e vivere solo in un mondo, quello dove esiste solo quello che accade. La vita scorrerebbe più liquida, forse troveremmo meno scogli lungo il corso. Saremmo pure più felici.

Detto questo, nessuno ci vieta di continuare bellamente a concepire sceneggiature con innumerevoli sorprese, personaggi maschili dotati di luccicanza e devozione da soldato giapponese.

Detto questo, spero ancora nel lievito per il mio pasticcio di verze.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

e invece.

Teresa Bellemo ha detto...

e invece ogni tanto Nino mi porta il lievito.