lunedì 2 novembre 2009

DOTI FAMILIARI

In fin dei conti siamo una famiglia piena di saggezza. Dopo aver citato più volte la nonna, che assomiglia ad Abraham Simpson per il suo imprecare sterile e multidirezionale, citerò mio fratello. Eh, mi sono resa conto che molte massime della mia vita quotidiana familiare si possono riflettere in tutto ciò che adesso vedo accadere, come ho già annotato in un vecchio post di questo blog.

Mio fratello, al secolo Michele, da bambino era un vero discolo. Non che ora la cosa sia di molto cambiata, ma di questo ora non è il caso parlare.
Dunque, si diceva, era un discolo. Spesso e volentieri per questo motivo mio padre e mia madre cercavano di fargli capire che no, così non poteva andare avanti, che non poteva far casino in classe, che i compiti dell'estate doveva farli lui e non la sua compagna di banco, seppur secchiona e remissiva. Senza contare che no, non si risponde male ai genitori, non si spende la paghetta solo in manga, soprattutto se quella paghetta raddoppia perché la aggiungi a quella che stava nel portabiscotti reso portagioielli della sorella. Non si fa. Che poi la sorella sarei io, ma anche questa è un'altra storia.
Mio fratello, a questo punto, placido nell'inforchettare la dorata cotoletta, ascoltava impassibile. Non cercava di obiettare, di giustificarsi, di dire che non l'avrebbe fatto mai più, e che magari anche i suoi amici sono anche loro un pò dei figli di buona donna. In senso buono, s'intende. Che si sa, il mal comune mezzo gaudio aiuta e ha aiutato stuoli di giovani e imberbi cazzari.
Ecco sì, rimaneva impassibile. Poi col tempo ha sviluppato, il fratello discolo intendo, al posto di una maggiore disciplina, una straordinaria dote del non ascolto. Cose mirabolanti, gente. Essere a tavola e chiudere i padiglioni auricolari. Cose da farci ricerche. Ma anche questa rimane un'altra storia.
Quindi rimaneva impassibile. Poi, finita la pappardella estenuata ed estenuante dei disperati genitori, rimaneva un istante di silenzio. Quel silenzio doveva coprirlo lui, il fratello discolo, con un qualsiasi tentativo di discolpa. Uno di quelli di cui sopra, per esempio.
Rimaneva impassibile e poi dopo questo silenzio, coperto di occhi e di sguardi, il fratello discolo alzava lo sguardo, posava la forchetta perché la dorata cotoletta era finita, e si guardava intorno. Ecco. La discolpa. Arriva. Il figliol prodigo. Siamo pronti a predonarti, dicci, dicci, che non lo farai più e noi ti crederemo anche se sappiamo che è una paraculata pazzesca.

E ti ti fumi.

Lapidario.
Chiusa così la discussione. Ovvio che mio padre fuma un pacchetto di Marlboro rosse al dì. Posologie mediche.
Grandioso a suo modo.
Ed è così che oggi si giustifica tutto. Dalla politica alla società. Dal transatlantico al ballatoio di casa. La logica ha perso la sua funzione. Non vi tiro fuori nemmeno degli esempi. Ho deciso che questo post è come una favola di Esopo. La morale la si tira fuori da sé. Ci si faccia caso, un talk show, una tribuna politica, un telegiornale, per strada. Funziona sempre.
Grandioso.

4 commenti:

enver ha detto...

commento solo per farti vedere la mia icona grande grande ;P

e per dirti di continuare così, con gli apologhi morali, qualsiasi cosa tu stia facendo nel mezzo...

"Ed è così che oggi si giustifica tutto. Dalla politica alla società. Dal transatlantico al ballatoio di casa. La logica ha perso la sua funzione."

saretta ha detto...

penso sia uno dei più belli e divertenti che hai scritto...in sunto su ancora che me rido!!!!

Anonimo ha detto...

quasi quasi meglio di travaglio...quasi :D smack

Anonimo ha detto...

Bello.

"E ti ti fumi" sembra quasi un giapponismo e ha la stessa forza di un "Kaputt"