mercoledì 11 febbraio 2009

IN UN MOMENTO SONO SFIORITE LE ROSE

Si manca da un pò in queste pagine virtuali. Che non è che non abbia niente da dire ma semplicemente a volte preferisco parlare con le persone, direttamente. e poi scrivo meglio quando sono arrabbiata. Ce ne sono di cose per cui arrabbiarsi di questi tempi, per cui non dovrebbero esserci di questi problemi. Forse invece devo pure montarla, l'incazzatura. Tant'è.
Sono qui. E non devo spiegare niente a nessuno, come sempre. Da un pò di giorni incubavo un post, come un virus o una malattia. Che è quello che in effetti hanno messo in giro certi figuri, in giro per l'Italia, per quello che è successo ad Eluana. Che non vorrei fare un ennesimo discorso su questo, che ne abbiamo parlato tutti e in tutti i modi, ma forse non è mai finito davvero. Non è mai finito l'essere attoniti davanti allo spettacolo di chi deve decidere, di chi deve o dovrebbe mettere i puntini sulle i e filtrare le nostre volontà. Uno spettacolo straziante di una famiglia distrutta dal dolore, dalle decisioni, dai giudizi, dalla pesantezza di 100 milioni di occhi su di sè e sulle proprie scelte. Un continuo televoto sulla vita di una persona. Pollice su o pollice verso? Decidilo con un sms. Nel frattempo prepara il risotto.
La forza di un uomo che porta avanti la sua vita e la sua esperienza per mettere sul tavolo un problema grande, difficile, che è comune a tante famiglie e che spesso si risolve nel silenzio, nella pietà di quattro mura domestiche e nella compassione rispettosa di chi soffre per chi non sa di farlo. Lo sforzo di un uomo che ha buttato la sua vita nei tribunali, negli appelli, nelle lettere aperte, da 17 anni. E' giusto, e' ora che uno stato come l'Italia si ponga il problema di questo finire di vita. Di come finirla, di come dare pace al tormento. La prorompente forza di un tema così difficile se l'è portata una sola persona, una persona comune, il padre di una ragazza come tante, che un giorno per del ghiaccio sulla strada è scivolata nella vita. E non si è più rialzata.
La forza di questo problema si è ridotta allo spettacolo disumano di questi ultimi giorni. la solita gara a chi urla di più, a chi usa le parole più feroci, alle contrapposizioni. Sì, perchè ormai siamo uno stato bipartitico o quasi e dunque ogni parere deve essere contrapposto, deve essere bianco o nero. Che rosso non si dice più. E nemmeno nero. Il valore della vita contro quello della morte. Gli assassini contro le colombe della vita. Un continuo derby gestito da ultras impazziti che nel momento in cui si diffonde la notizia della morte di Eluana urlano assassini e si sbracciano dagli anelli di quello che dovrebbe essere la sede della nostra democrazia.
E il nostro esimio Premier che non perde occasione di imbracciare i sondaggi e di falciare in una conferenza stampa una famiglia e una situazione così delicata con una tale macabra ferocia 'potrebbe generare un figlio', Eluana. Necrofilia e vigore maschio che ricordano quel duro e puro del ventennio. Che se non funziona il decreto si cambia la Costituzione, che se Eluana è morta il direttore de 'Il Giornale' titola il suo editoriale 'Complimenti Napolitano', manco a uomini e donne. Mancava il 'bravo, bravo'.
Il nostro è un paese difficile. Per mille motivi. E ancora una volta ha perso l'occasione per mostrarsi diverso. I guelfi e ghibellini sono ancora qui, e tutto si gioca attorno alla fazione. Anche la vita di una, una sola, ragazza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cercando in rete tracce del frito trovo la teresa.
Mi piace come scrivi.
Ciao pino