Mettere in ordine il portafogli. Meticolosamente. Buttare gli scontrini ormai scoloriti, i pezzetti di cartoncino, ormai inutilizzabili per qualsiasi scopo. Rimettere tutto a suo posto, con una logica ben precisa. Guardare l'orologio. Guardare anche il telefonino e sbirciare pure dal polso di uno sconosciuto se tutto coincide. Aggiustarsi le pieghe del cappotto, stirarle per bene. Spostarsi un pò i capelli. Lucidare con cura le lenti degli occhiali. Alzare lo sguardo per guardarsi un pò intorno, vedere se qualcosa si è mosso, se qualcosa è cambiato. E quella canzone, quella che ho sentito al mattino, che non passa, che ritorna, che sembra ripeta le sue note nei passi delle signore veloci, nei motori delle auto, nel gesticolare agitato di quel gruppetto fuori dal bar. Se non fumassi al massimo due tiri potrei accendere nervosamente una sigaretta. Fumarla senza motivo apparente.
L'attesa.
Gustarla, l'attesa. Tenerla cara, stretta a sè. L'attesa che rende tutto magico. Giocare col tempo, come lui gioca con noi. Prendersi manciate di secondi, di minuti, e gestirle per il proprio sottile, leggero piacere. Dilazionare. Attese quotidiane, piccole. Osservare l'orologio e i suoi puntini lampeggianti, che sembrano sempre così tanti, decisamente troppi. Imboccarsi di piccole azioni. Privarsi di suggerimenti per gustare la sorpresa, anche se loro sono lì, a portata di mano. E un pò forse li ho pure intuiti, capiti, ma faccio finta di niente. Svelare il mistero poco a poco.
Ogni cosa diventa più preziosa, più nobile. Prima la toletta e poi il tè caldo coi biscotti. Che è lì che ti attende, fumante. Ma no. Prima, con calma, svolgere piccole azioni, attente. Imbastire una malcelata concentrazione in ogni piccola mossa. Ma tanto, il pensiero vola altrove. E, nel frattempo, pregustare il tè al bergamotto e quei biscotti che più li sbircio e più sembrano diventare fragranti.
Tenere da parte le ultime pagine di un libro. E avere un piccolo angolo di gioia nel cuore perchè c'è qualcuno, lì, tra quelle pagine che un pò si è capito che vivrà felice e contento, ma non si sa mai. Dare uno sguardo fintamente distratto alla copertina del libro, quando ci passi vicino, fremere un poco. Quelle pagine sono lì pronte per essere lette, ma l'attesa le rende più belle. E coricarsi sapendo che il mattino dopo verrà arricchito da quelle righe.
Che poi, una volta finite, sopraggiunge quella flebile tristezza, per la fine dell'attesa, per la fine di un viaggio.
L'attesa.
Gustarla, l'attesa. Tenerla cara, stretta a sè. L'attesa che rende tutto magico. Giocare col tempo, come lui gioca con noi. Prendersi manciate di secondi, di minuti, e gestirle per il proprio sottile, leggero piacere. Dilazionare. Attese quotidiane, piccole. Osservare l'orologio e i suoi puntini lampeggianti, che sembrano sempre così tanti, decisamente troppi. Imboccarsi di piccole azioni. Privarsi di suggerimenti per gustare la sorpresa, anche se loro sono lì, a portata di mano. E un pò forse li ho pure intuiti, capiti, ma faccio finta di niente. Svelare il mistero poco a poco.
Ogni cosa diventa più preziosa, più nobile. Prima la toletta e poi il tè caldo coi biscotti. Che è lì che ti attende, fumante. Ma no. Prima, con calma, svolgere piccole azioni, attente. Imbastire una malcelata concentrazione in ogni piccola mossa. Ma tanto, il pensiero vola altrove. E, nel frattempo, pregustare il tè al bergamotto e quei biscotti che più li sbircio e più sembrano diventare fragranti.
Tenere da parte le ultime pagine di un libro. E avere un piccolo angolo di gioia nel cuore perchè c'è qualcuno, lì, tra quelle pagine che un pò si è capito che vivrà felice e contento, ma non si sa mai. Dare uno sguardo fintamente distratto alla copertina del libro, quando ci passi vicino, fremere un poco. Quelle pagine sono lì pronte per essere lette, ma l'attesa le rende più belle. E coricarsi sapendo che il mattino dopo verrà arricchito da quelle righe.
Che poi, una volta finite, sopraggiunge quella flebile tristezza, per la fine dell'attesa, per la fine di un viaggio.
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