E così è finito tutto. Chiuso un capitolo. Basta. Caput.
Non ho ancora capito bene cosa significa. Non ho ancora capito come bisogna sentirsi. Felici? Sollevati? Soddisfatti? Per me niente di tutto questo. Rientrava nei programmi. Doveva accadere. Nessuna sorpresa, nessun sconvolgimento dell'ordine microcosmico, almeno personale. Basta con le dispense, basta con le bibliografie, basta con il tour de force per preparare un esame in 5 giorni, basta con il libero arbitrio - Ma poi oggi tutto sommato anche se non vado a lezione non è che mi perdo una puntata così necessaria, mica è Un Posto al Sole (ah, Via S. Agnese)-.
Cominciano le scelte difficili, il sacrificio, quello vero. E senza libero arbitrio.
Surfing into the web alla ricerca di una proposta di lavoro.
Come scrivere un curriculum efficace. Come uscire vincenti da un colloquio. Come diventare imprenditori di sè stessi. Come possedere l'arte di promuovere sè stessi.
Non incrociare le braccia, non avvicinare la sedia alla scrivania, non toccarti i capelli, non mangiarti le unghie, guarda sempre negli occhi il tuo tester, sfoggia tutta la tua determinazione , non mentire nel cv, non essere evasivo, non parlare di soldi se loro non ne parlano per primi (anche perchè non servirebbe a molto).
Ho cominciato a fare un corso di dizione e di linguaggio del corpo, perchè si sa, dopotutto per stare allo sportello di una banca di Papozze devi possedere caratteristiche uniche, tipo essere il figlio del tizio che ti sta di fianco allo sportello n°2.
Non ho ancora chiaro cosa è accaduto. Il giorno dopo, come il primo dell'anno, una stanchezza diffusa e una tristezza altrettanto diffusa. Si, è cambiato qualcosa, come c'è un numero diverso dopo il 200, l'8 per esempio, c'è una sigla nuova davanti il mio nome.
Per ora non è molto di più. Così, un segno.
Un vuoto di pensieri strano, che raramente ho provato, ma non è il Nirvana. Un vuoto triste, così triste che per scegliere il vino al PAM col Paruka per poco piangevo, ma proprio poco. Un vuoto anche un pò squilibrato visto che dopo un'ora ridevo senza motivo, e ancora di più guardandomi nelle riprese di Parigi. Ah, Parigi...Wish I were there. Me le devo proprio far dare quelle riprese. Ma quanto sono simpatica però, mi faccio ridere da sola... che fortuna hanno i miei amici ad essere miei amici (??).... stracchini divertiti.
Per poi infine franare sul sofà del Pietro in un tripudio di turpiloqui di un South Park inaspettatamente triste e un pò mélo, e di un Luttazzi dal percorso mentale contorto commisto a fasi anali Freudiane non del tutto superate. Risvegliandomi ancora lì alle 10 e mezza di mattina. una tazza di tè? Si. Poi metto tutto per bene in ordine, ordine apparente, a volte fa effetto anche all'interno. Con calma.
Ancora libero arbitrio, si.
Non ho ancora capito bene cosa significa. Non ho ancora capito come bisogna sentirsi. Felici? Sollevati? Soddisfatti? Per me niente di tutto questo. Rientrava nei programmi. Doveva accadere. Nessuna sorpresa, nessun sconvolgimento dell'ordine microcosmico, almeno personale. Basta con le dispense, basta con le bibliografie, basta con il tour de force per preparare un esame in 5 giorni, basta con il libero arbitrio - Ma poi oggi tutto sommato anche se non vado a lezione non è che mi perdo una puntata così necessaria, mica è Un Posto al Sole (ah, Via S. Agnese)-.
Cominciano le scelte difficili, il sacrificio, quello vero. E senza libero arbitrio.
Surfing into the web alla ricerca di una proposta di lavoro.
Come scrivere un curriculum efficace. Come uscire vincenti da un colloquio. Come diventare imprenditori di sè stessi. Come possedere l'arte di promuovere sè stessi.
Non incrociare le braccia, non avvicinare la sedia alla scrivania, non toccarti i capelli, non mangiarti le unghie, guarda sempre negli occhi il tuo tester, sfoggia tutta la tua determinazione , non mentire nel cv, non essere evasivo, non parlare di soldi se loro non ne parlano per primi (anche perchè non servirebbe a molto).
Ho cominciato a fare un corso di dizione e di linguaggio del corpo, perchè si sa, dopotutto per stare allo sportello di una banca di Papozze devi possedere caratteristiche uniche, tipo essere il figlio del tizio che ti sta di fianco allo sportello n°2.
Non ho ancora chiaro cosa è accaduto. Il giorno dopo, come il primo dell'anno, una stanchezza diffusa e una tristezza altrettanto diffusa. Si, è cambiato qualcosa, come c'è un numero diverso dopo il 200, l'8 per esempio, c'è una sigla nuova davanti il mio nome.
Per ora non è molto di più. Così, un segno.
Per poi infine franare sul sofà del Pietro in un tripudio di turpiloqui di un South Park inaspettatamente triste e un pò mélo, e di un Luttazzi dal percorso mentale contorto commisto a fasi anali Freudiane non del tutto superate. Risvegliandomi ancora lì alle 10 e mezza di mattina. una tazza di tè? Si. Poi metto tutto per bene in ordine, ordine apparente, a volte fa effetto anche all'interno. Con calma.
Ancora libero arbitrio, si.
2 commenti:
Questo post non merita lo "0" sul link dei commenti. Ecco fatto.
adesso bisogna capire se ze megio el "0" o un commento de chel cranio da morto del fuolega
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